31/12/16

BUON ANNO 2017

AWMR ITALIA AUGURA ALLE DONNE DEL MONDO FELICE 2017 

Facciamo giungere ovunque la nostra parola che chiede e costruisce pace, giustizia e uguaglianza



15/12/16

Turchia/repressione

Ancora solidarietà con l'Assopace turca

"Un attacco feroce ai diritti e alle libertà"

Continuano le attestazioni di solidarietà all'Associazione turca per la pace dopo la decisione del governo turco di metterla fuorilegge, sulla base di accuse  pretestuose e  infondate. L'AWMR Italia ha fatto pervenire all'Assopace turca e al Consiglio Mondiale della pace una dichiarazione di condanna  dell'inaudito atto di repressione del governo Erdogan. Anche l’Organizzazione democratica delle donne iraniane (DOIW) esprime indignazione e condanna:
L'Organizzazione Democratica delle Donne iraniane (DOIW ) esprime la sua indignazione per la messa al bando delle attività dell'Associazione turca per la Pace da parte del governo Erdogan. E’ un esempio di attacco feroce ai diritti e alle libertà democratiche, oltre che al movimento dei lavoratori e alle sue organizzazioni. Ci uniamo alle altre organizzazioni progressiste, di donne e di lavoratori nella condanna di questo divieto ed esprimiamo la nostra solidarietà a coloro che lottano per la pace, la democrazia e la giustizia sociale nel paese nostro confinante. L'Organizzazione Democratica delle Donne iraniane chiede il ritiro immediato del provvedimento e il rispetto dei diritti umani e democratici in Turchia”.
Mina Rastin
Democratic Organisation of Iranian Women

TURCHIA / REPRESSIONE

Solidarietà con l'Assopace turca

"E' una misura terroristica: il governo turco deve ritirarla"

Attestazioni di solidarietà giungono all’Associazione per la pace di Turchia da ogni parte, contro l’inaudita decisione del governo turco di mettere fuorilegge questa storica associazione, sotto il pretesto delle “misure antiterrorismo”.  
La Federazione delle donne greche (OGE), coordinatrice europea della Federazione democratica internazionale delle donne (FDIM/WIDF), scrive:
“La Federazione delle donne greche (OGE) condanna la decisione del governo turco di vietare le attività pacifiche dell’Associazione turca per la Pace.  Chiediamo l’immediato ritiro di questa decisione terroristica. Esprimiamo la nostra piena solidarietà con gli attivisti del Comitato Turco per la Pace e li assicuriamo che siamo al loro fianco nella lotta contro gli imperialisti responsabili delle invasioni imperialiste e dei rifugiati.
Sollecitiamo le Organizzazioni della WIDF in Europa e nel mondo ad esprimere la loro solidarietà al Comitato turco per la pace (componente del Consiglio Mondiale della Pace)”
Federazione delle donne greche 
Coordinatrice europea della FDIM/WIDF

TURCHIA

Il governo Erdogan bandisce l'Assopace turca

Nessuno tocchi il movimento per la pace!

L'Associazione per la Pace della Turchia, componente del Consiglio Mondiale della Pace (WPC), è stata messa fuorilegge d’autorità dal governo turco. Un atto repressivo che fa parte di una serie di attacchi, fatti passare dal governo di Erdogan come “misure antiterrorismo”, ai diritti e alle libertà di movimenti sociali e pacifisti in Turchia, Dichiarazioni di solidarietà sono pervenute all'Assopace turca dalle altre associazioni aderenti al WPC: tra queste, i Comitati per la pace di Portogallo (CPPC), Grecia (EEDYE), Irlanda (PANA), Belgio (Intal), Cipro, Palestina, Brasile (CEBRAPAZ), il Peace Council degli Stati Uniti, i Soldati contro la guerra (Repubblica Ceca ) e Movimento Svizzero per la Pace.
Nelle dichiarazioni di queste organizzazioni, si esprime “profonda preoccupazione per i motivi e gli obiettivi reali alla base di questo atto autoritario, antidemocratico, basato su motivazioni inaccettabili.
Al termine del settimo incontro trilaterale tra il Comitato Greco per la Distensione Internazionale e la Pace, il Consiglio per la pace di Cipro e l’Associazione per la Pace di Turchia, che si è tenuto a Salonicco (Grecia), sotto gli auspici del Consiglio Mondiale della Pace, il 9 e 10 dicembre del 2016, nella dichiarazione congiunta rilasciata dai partecipante si legge: “Il settimo incontro trilaterale denuncia con veemenza la decisione delle autorità turche di vietare l'Associazione per la Pace di Turchia, membro storico e prestigioso del Consiglio Mondiale della Pace (WPC) e ri-eletto nel suo Comitato esecutivo recentemente,  in occasione dell’ultima assemblea tenutasi in Brasile (novembre 2016).  
Neghiamo a qualsiasi governo il diritto di interferire e decidere azioni legali contro qualsiasi movimento per la pace, soprattutto sotto pretestuose accuse basate su "leggi anti-terrorismo".
“Chiediamo l’immediato, completo e incondizionato ritiro della decisione sopra citata e dichiariamo la nostra piena solidarietà e il sostegno all'Associazione per la Pace di Turchia.”
“Le nostre organizzazioni hanno deciso di approfondire la collaborazione, anche in risposta alle azioni dei governi dei nostri paesi, di rafforzare la solidarietà tra i nostri movimenti e le nostre popolazioni e la nostra intesa nella comune lotta contro l'imperialismo e la comune aspirazione dei nostri popoli   a vivere in pace.

I partecipanti hanno convenuto che l’ottavo incontro trilaterale si terrà in Turchia il prossimo anno.”

06/12/16

Referendum costituzionale

Ha vinto il NO, ha vinto la Costituzione




L’esito del referendum del 4 dicembre, con la straordinaria affermazione del NO alla proposta governativa di revisione costituzionale, ci ha restituito la nostra sana e robusta Costituzione.  Il voto popolare ha respinto ancora una volta il tentativo di stravolgere la carta costituzionale con l’introduzione di modifiche al sistema di rappresentanza parlamentare che miravano a concentrare il potere politico nelle mani dell’esecutivo, aumentare la distanza fra cittadini e istituzioni, ridurre la capacità di esigere i diritti e rendere più difficile il cammino della democrazia e della partecipazione delle donne.  
La prevalenza del NO fra gli strati sociali dove più elevata è la disoccupazione e più pesanti sono gli effetti della crisi capitalistica, come nel Sud Italia e nelle periferie delle grandi città, fra i giovani e le donne, ha detto con chiarezza  che nel voto della maggioranza si è espressa anche l’insofferenza della popolazione verso  le politiche governative di riduzione dei diritti sociali, di compressione salariale, privatizzazioni e tagli alla sanità, all'istruzione, al welfare, che hanno enormemente dilatato le disuguaglianze sociali.L’esito del voto ha detto  che la maggioranza dei cittadini e delle cittadine sono ben consapevoli dell’importanza di difendere la  Costituzione nata dalla Resistenza, quale garante non solo degli spazi di dialogo sociale e partecipazione democratica, ma anche della capacità popolare di sostenere e rafforzare i diritti fondamentali che vi sono inscritti.

Da ora in poi, chiunque vorrà proporre modifiche alla carta costituzionale dovrà tener conto di questa volontà. Da parte nostra, continueremo a vigilare e ci impegneremo a non  disperdere la carica di entusiasmo, capacità di giudizio, unità e forza di mobilitazione acquisita in questa lunga campagna referendaria.
Ripartiamo dalla lotta per la piena attuazione della Costituzione: democrazia, lavoro, sovranità popolare, ripudio della guerra, uguaglianza dei cittadini e delle cittadine, diritti civili e sociali, rimozione degli impedimenti al libero sviluppo della persona umana.

Continuiamo a far vivere il protagonismo delle donne, delle giovani, delle lavoratrici che questo NO ci consegna! 

AWMR Italia - Donne della regione mediterranea

01/12/16

Hasta siempre!


Messaggio di cordoglio inviato dalla Awmr Italia alla Federazione delle donne cubane (FMC) per la scomparsa del Comandante Fidel Castro, avvenuta a L'Avana il 25 novembre 2016

Stimate sorelle e compagne della FMC
con costernazione abbiamo appreso della morte dell’amato Comandante Fidel Castro Ruz. Sebbene consapevoli che la vita di ogni essere umano non può essere illimitata, la notizia ci ha colpito dolorosamente. Da quando il compagno Fidel aveva lasciato l’esercizio politico attivo, ci giungevano con puntualità le sue riflessioni, illuminanti e ricche di saggezza, umanità e senso di responsabilità verso il mondo.
Egli ci lascia in eredità il suo pensiero insieme al suo grande esempio, essi continueranno ad ispirare in futuro le donne e gli uomini nel mondo.
Guidando il popolo cubano nella ribellione contro l’oppressione colonialista e poi nella rivoluzione socialista, il compagno Fidel ha aperto la strada ad altri popoli che in America Latina e negli altri continenti lottano contro l’oppressione e l’imperialismo, per la giustizia e la dignità. Per questo la sua figura si staglia gigantesca nella Storia.
E’ vero  che la Storia la fanno i popoli, i quali sono composti di uomini e di donne. Tuttavia  noi sappiamo che le singole personalità possono avere un ruolo determinante in essa. Se nei secoli a venire si parlerà di un’isola dei Caraibi che, lungamente assediata e minacciata dalla maggiore potenza militare imperialista del mondo, ha resistito e non si è piegata, diventando anzi stella polare per i popoli in lotta per l’emancipazione e l’indipendenza, ciò lo si dovrà a uomini come Fidel Castro, il Che, Camilo Cienfuegos; e  a donne come Celia Sanchez e Vilma Espin. L’omaggio più vero che noi possiamo rendere alla loro memoria oggi, è riaffermare il nostro impegno e volontà di andare avanti lungo il cammino da loro indicato.
Care compagne della FMC,  vi preghiamo di trasmettere i sensi del nostro cordoglio  ai familiari del comandante Fidel Castro, al governo e al popolo cubano.
A voi inviamo il nostro abbraccio solidale
Awmr Italia - Donne della Regione Mediterranea

non una di meno

Roma, 26 novembre 2016

siamo marea

SIAMO MAREA

Il 25 novembre è stata la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne. Il giorno dopo, una marcia di 200mila donne e uomini ha attraversato le vie centrali di Roma come una marea, da piazza Esedra a piazza S.Giovanni, scandendo lo slogan "NON UNA DI MENO". La manifestazione, convocata da Donne in rete contro la violenza, Io decido e UDI, ha visto l'adesione di centinaia di associazioni e gruppi da ogni parte d'Italia. Obiettivo comune: la denuncia dell'inefficacia dei programmi istituzionali nel contrasto   alla violenza di genere e al femminicidio.  


le case delle donne
Il 27 novembre, presso la facoltà di Psicologia della Sapienza, le donne convenute a Roma si sono riunite in un'assemblea articolata in otto tavoli tematici di discussione, con l'obiettivo finale di formulare un Piano femminista contro la violenza maschile, che porti alla revisione del piano antiviolenza adottato dal governo italiano nel 2015, giudicato inadeguato rispetto alla gravità del fenomeno. In Italia ogni anno decine di donne muoiono per aggressioni violente da parte di mariti o partner, ma all’aumento della violenza non corrisponde una reale presa di coscienza delle istituzioni e della società. Mentre i media continuano a veicolare un immaginario femminile stereotipato, tra vittimismo e spettacolo, le istituzioni politiche si mostrano incapaci di promuovere un   piano programmatico adeguato contro la violenza di genere.
https://www.facebook.com/nonunadimeno/


Le strade libere le fanno
le donne che le attraversano




22/11/16

Referendum costituzionale

 4 dicembre

Quando le donne dicono NO


Roma, assemblea delle donne per il NO nella Casa internazionale delle donne 

Il 4 dicembre andremo a votare per esprimerci sulle modifiche alla Costituzione italiana volute dal governo.
Noi voteremo No principalmente perché, modificando ben 47 articoli della Costituzione, si vanno ad intaccare nella sostanza i principi di partecipazione democratica contenuti nella prima parte di essa e si intende disegnare un ordinamento politico verticistico, nel quale viene ridotto pericolosamente il necessario bilanciamento tra poteri legislativo, giudiziario e ed esecutivo, tutto a favore di quest’ultimo.
Sappiamo che l’indebolimento degli equilibri  costituzionali riduce la nostra capacità di esigere i nostri diritti e rende più difficile il cammino della democrazia e della partecipazione delle donne.  Per questo voteremo NO insieme a molte altre associazioni e organizzazioni di donne che negli ultimi decenni sono ripetutamente scese nelle piazze per protestare contro una politica tutta  declinata al maschile, per costruire o allargare lo spazio pubblico ove praticare la politica  e “fare la differenza”.
La parità di genere è già scritta nella Costituzione italiana, basta applicarla!
Voteremo NO insieme a molte altre donne di diverse generazioni, impegnate nei partiti politici, nei sindacati e in diverse istituzioni, che  nei decenni dal 1946 ad oggi hanno lavorato per difendere e rafforzare gli spazi di dialogo sociale e di partecipazione democratica.
Come dicemmo No al tentativo di stravolgimento costituzionale nel referendum del 2006, diciamo NO anche questa volta, convinte come siamo che dire NO non è affatto un atto di conservazione, ma la premessa per rilanciare il confronto tra i soggetti politici attivi della società, tra le donne e gli uomini impegnati ad affrontare le sfide del futuro, a partire dai principi e dalle lungimiranti potenzialità  che sono già scritte nella Costituzione italiana.

17/11/16

FONDAMENTALISMI

LIBERTA' DELLE DONNE E FONDAMENTALISMI 

Roma, Casa internazionale delle donne, 26 novembre 2016, ore 10



INVITO A ROMA
Libertà delle donne e fondamentalismi è il tema dell'incontro che terremo a Roma, il 26 novembre 2016 dalle 10 alle 13, nella sala Simonetta Tosi della Casa internazionale delle donne, in via della Lungara 19
Abbiamo stabilito questo orario, contenendo il nostro incontro alla sola mattinata del 26 novembre  per consentire a tutte noi di partecipare alla manifestazione nazionale contro la violenza sulle donne prevista nella stessa giornata a partire dalle ore 14.

Da alcuni mesi il nostro gruppo sta ragionando, e invitiamo coloro che lo vorranno ad unirsi a noi, su un pezzo di realtà che coinvolge tutte le nostre vite: la libertà delle donne di fronte allo sviluppo di vecchi e nuovi fondamentalismi. E’ nostro intento arrivare ad organizzare un seminario internazionale su questo tema entro la prossima primavera.

Viviamo in un'epoca segnata  da regressioni culturali e politiche, da violenze, sulle persone e sulle popolazioni, da guerre e da migrazioni. Spesso la religione, qualsiasi essa sia, viene usata per “giustificare” atti repressivi e di violenza, politiche distruttive e degradanti  della civiltà umana.

I fondamentalismi possono avere natura differente, ma sono sempre “totalizzanti” ed “escludenti”; a noi interessa ragionare su alcuni: quelli che più hanno come bersaglio la libertà delle donne, i fondamentalismi religiosi o ideologici a oriente e occidente la cui ossessione è cancellare la possibilità di queste ultime di disporre liberamente del proprio corpo e della propria mente. Spesso essi si intrecciano con altri fondamentalismi, i cui effetti minano alla radice la libertà delle donne, che è a nostro avviso un indicatore del livello di libertà e civilizzazione generali. Pensiamo a quello “tecnologico-scientifico” e a quello del “libero mercato”: dal dominio della tecnologia sui nostri corpi alle guerre, i loro effetti disastrosi sono sotto gli occhi di tutti.

L'altra faccia della violenza è la estrema debolezza del pensiero e della capacità di immaginare alternative fondate sull'inclusione e la partecipazione. La volontà di riconoscere criticamente le differenze e farle coesistere, può essere un antidoto all'assolutismo fondamentalista.

E' come se la straordinaria avanzata delle donne nel mondo negli ultimi decenni dovesse essere ricacciata indietro. Ma la resistenza delle donne si manifesta, in modi diversi, in molte parti del mondo.

Nonunadimeno

Tutte a Roma il 26 novembre 2016 

MANIFESTAZIONE NAZIONALE 

CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE





L'AWMR Italia parteciperà alla manifestazione nazionale contro la violenza sulle donne, il 26 novembre a ROMA, all'Assemblea nazionale autoconvocata per il 27 novembre, nella quale si definirà un percorso comune per la revisione del Piano Straordinario Nazionale Anti-violenza, che le donne ritengono insoddisfacente. 
Su https://nonunadimeno.wordpress.com/ è disponibile uno spazio d'informazione e comunicazione aperto a tutte.


Appello per la manifestazione nazionale del 26 novembre 
Un terzo delle donne italiane, straniere e migranti, subisce violenza fisica, psicologica, sessuale, spesso fra le mura domestiche e davanti ai suoi figli. Dall’inizio dell’anno decine e decine di donne sono state uccise in Italia per mano maschile. La violenza maschile sulle donne non è un fatto privato né un’emergenza ma un fenomeno strutturale e trasversale della nostra società, un dato politico di prima grandezza che affonda le sue radici nella disparità di potere fra i sessi. Le politiche di austerity e riforme come quelle del lavoro e della scuola, in continuità con quanto accaduto negli ultimi dieci anni, non fanno altro che minare i percorsi di autonomia delle donne e approfondire le discriminazioni sociali, culturali e sessuali.

08/11/16

Saharawi

Un atto brutale e arbitrario

L’Unione Nazionale delle Donne Saharawi (UNMS) protesta e condanna l’espulsione arbitraria dal Marocco di Suelma Beiruk, vice presidente del Parlamento Panafricano

Nella foto: Suelma Beiruk con (a destra) Fatma Mehdi, presidente dell'UNMS 
Le autorità del Marocco lunedì mattina hanno fermato ed espulso da Marrakech  Suelma Beiruk, vice presidente del Parlamento panafricano, appena giunta nella città marocchina per partecipare in qualità di vice presidente del Parlamento panafricano alla 22a  sessione della conferenza delle Nazioni Unite sul clima  #COP22 .
Suelma Beiruk è stata costretta ad imbarcarsi su un volo per Casablanca e da lì, dopo alcune ore, a prendere un altro volo diretto a Oran in Algeria.
Dal momento che Suelma viaggiava con passaporto diplomatico, con questo atto il Marocco ha violato il principio di inviolabilità del personale diplomatico sancito dal diritto internazionale consuetudinario e riconosciuto dalla Convenzione di Vienna del 1961 sulle relazioni diplomatiche.

Le donne dell’UNMS,  davanti a questo atto di flagrante violazione dei diritti umani e delle norme e i trattati internazionali, esprimono il loro sostegno e la solidarietà a Suelma Beiruk, denunciano i metodi e le pratiche arbitrarie delle forze di occupazione e sollecitano le Nazioni Unite e la comunità internazionale a esercitare pressioni sul Marocco per la violenza permanente e sistematica contro la popolazione Saharawi nei territori occupati e fuori di essi. L’UNMS chiede inoltre alle Nazioni Unite di monitorare i diritti umani nel Sahara Occidentale,  con l'apertura dei territori occupati agli osservatori internazionali, in modo che possano prendere atto della realtà di brutale repressione che specialmente le donne Saharawi vivono quotidianamente.


In seguito all’atto inqualificabile delle autorità marocchine verso Suelma Beiruk, l’intera delegazione del Parlamento Panafricano si rifiuta di partecipare a COP22 : ma finora né le Nazioni Unite né il governo del Marocco si sono espressi sull’avvenimento, che getta un’ombra pesante sulla neutralità del Marocco quale sede del 22° vertice  sul clima, che si pone l’obiettivo di ratificare gli accordi di Parigi.  

http://www.mujeressaharauis.com/2016/11/repulsa-y-condena-de-la-union-nacional.html 
  

31/10/16

Donne in Nero

Movimento internazionale di donne per la pace

Dimmi con chi vai....




E con chi va l’Italia? 
- l’Italia partecipa con armi e soldati alle guerre in atto, in Libia, in Iraq, in Afghanistan... 
- l’Italia collabora con la Turchia, che perseguita i Curdi e reprime violentemente gli oppositori politici 
- l’Italia vende armi all’Arabia Saudita, che bombarda lo Yemen (sono già migliaia i morti civili) e nega ogni libertà alle donne 
- l’Italia mantiene ottimi rapporti commerciali con l’Egitto della repressione e delle torture; non possiamo dimenticare Giulio Regeni 
- l’Italia collabora (anche militarmente) con Israele, che da 50 anni occupa i territori palestinesi con continue violenze e soprusi.
- L'Italia è pronta a inviare soldati in Lettonia per "vigilare" ai confini con la Russia
- l'Italia ospita più di 100 basi militari USA e NATO con armamenti offensivi e anche con bombe atomiche (almeno 70 fra Ghedi e Aviano)
E' questo il paese che vogliamo, amico dei forti e dei violenti?
è questo il paese che "ripudia la guerra"?
NO!!
Vogliamo un'Italia, un'Europa e un Mondo aperti, accoglienti, pacifici, capaci di valorizzare le differenze e di gestire i conflitti senza violenza.
Per questo viviamo, non per la guerra

FUORI LA GUERRA E LA VIOLENZA DALLA POLITICA, DALL'ECONOMIA, 
DALLE NOSTRE VITE

http://donneinnero.blogspot.it/2016/10/dimmi-con-chi-vai.html



14/10/16

ROMA / Non una di meno


Non una di meno




http://www.zeroviolenza.it/component/k2/item/74298-non-una-di-meno-tutte-a-roma-il-26-e-27-novembre 
13 ottobre 2016
Oltre cinquecento donne, provenienti da tutta Italia, si sono ritrovate l'8 ottobre presso la facoltà di Psicologia dell'Università Sapienza di Roma, nell'assemblea del percorso nazionale contro la violenza maschile sulle donne "Non Una di Meno".
Le donne, che si sono alternate al microfono, hanno declinato le diverse forme della violenza, riaffermando la lettura e l'analisi di un fenomeno complesso e strutturale, che non può essere affrontato con politiche emergenziali e securitarie. L'incontro ha richiamato le lotte delle donne polacche, argentine, curde che hanno saputo mettere in crisi la torsione antidemocratica in atto a livello globale.

Comune e condivisa la volontà delle promotrici di ritrovarsi il 26 novembre per scendere in piazza a Roma per dare visibilità al crescente protagonismo delle donne, che dicono NO a un sistema politico, economico, culturale e sociale che produce la violenza nelle forme di sessismo, trans omofobia e razzismo.                                                                                                       
                                                                          
Un corteo delle donne, ma aperto a tutt@ coloro che assumono il sessismo e la violenza di genere come problema prioritario nei processi di trasformazione dell’esistente.
Con determinazione e chiarezza è stato espresso il desiderio di preservare l’autonomia di questo percorso anche attraverso il rifiuto di simboli identitari appartenenti a partiti e sindacati.

Il 26 novembre sarà il punto di partenza di un percorso di lunga durata che proporrà il Piano delle Donne Femministe contro la violenza di genere e aprirà un processo di mobilitazione ampio per affermare l'autodeterminazione e la libertà femminile.

Le donne si ritroveranno, dopo la mobilitazione in piazza, il 27 novembre, in tavoli tematici e workshops per elaborare le proposte sui temi che spaziano dal diritto alla salute, alla libertà di scelta, all'autodeterminazione in ambito sessuale e riproduttivo, al lavoro, al welfare, al femminismo migrante.

Il comitato promotore è composto dalla rete romana IO DECIDO che riunisce diversi associazioni e collettivi femministi di Roma; D.I.Re - Donne in rete contro la violenza, che riunisce più di 77 centri antiviolenza in Italia, e l'UDI, Unione Donne in Italia.

Per adesioni alla due giorni di Roma
Clicca qui
Info: nonunadimeno@gmail.com
https://nonunadimeno.wordpress.com/
https://www.facebook.com/nonunadimeno/

http://www.zeroviolenza.it/component/k2/item/74298-non-una-di-meno-tutte-a-roma-il-26-e-27-novembre 


06/10/16

FDIM / WIDF Europa

Un nuovo ufficio europeo per la Federazione Democratica Internazionale delle Donne

La direzione della Fdim/Widf
Di ritorno da Bogotà, dove si è tenuto il XVI congresso della Fdim/Widf, le coordinatrici dell'Ufficio Europeo della Federazione hanno inviato il seguente comunicato a tutte le associate: 
"Care compagne,  siamo liete di inviarvi i nostri più calorosi saluti e comunicare a chi di voi  non ha potuto essere presente al 16° congresso della FDIM/WIDF (Bogotà, 15/18 settembre 2016) che esso si è svolto con successo. Non appena riceveremo dalla Presidenza  i documenti congressuali  definitivi, ve li trasmetteremo. Per il momento vi informiamo che il Congresso ha eletto nuova Presidente della FDIM/WIDF  la compagna Lorena Peña dell’associazione “Las Melidas” del Salvador.

Lorena Peña presidente della Fdim/Widf

Il congresso ha anche deciso di eleggere due vice-presidenti per ciascun continente. Vice-presidenti europee sono state elette  Skevi Koukouma del POGO (Cipro) e Ada Donno dell’Awmr Italia.
Coordinatrici dell’Ufficio Europeo sono state confermate le compagne della Federazione Donne Greche (OGE),  Mairini Stefanidi e Christina Skaloubaka
Siamo liete di informarvi che la nostra Regione Europea si è allargata e ha due nuove organizzazioni affiliate - Donne dell’Ucraina per la pace e la stabilità (WUPS) e Unione di Donne dell’Abkhazia per la pace e la giustizia (WAPJ) - e due nuove organizzazioni associate – Movimiento democratico de Mujeres (MDM) di Spagna e Leftist Women’s Clubs (LWC) della Repubblica Ceca.
Siamo inoltre in contatto con l’organizzazione iraniana (in Europa) Democratic Organisation of Iranian Women (DOIW) per chiarire il loro status in seno alla Federazione  e ve ne daremo conto.
Il Congresso ha pertanto approvato la seguente composizione del nuovo Ufficio Europeo che farà parte del Comitato di direzione internazionale della FDIM/WIDF: POGO (Cipro), OGE (Grecia), AWMR (Italia), MDM (Portogallo), NAW (Regno Unito), Hope of Russia (Russia), UWEF (Turchia), UHLWW (Ungheria), WUPS (Ucraina)".

Con i nostri saluti solidali 
le coordinatrici europee
Mairini Stefanidi e Christina Skaloubaka
della Federazione delle Donne Greche (OGE)

La nuova  presidenza della Fdim/Widf

04/10/16

COLOMBIA / PLEBISCITO

LA PACE NEGATA


di Ada Donno

Il plebiscito infine ha detto No agli accordi di pace in Colombia.
Tremendo risultato – ci scrive ancora incredula un'amica colombiana  - sembra che la guerra continui ad essere un affare per alcuni. Con un’astensione oltre il 60%, una maggioranza risicata del restante 40% ha respinto gli Acuerdos de Paz, grazie  ad una propaganda subdola, aggressiva e menzognera del No, ma anche a manipolazioni scoperte o sotterranee dei poteri forti interni e internazionali per ostacolarne  il percorso. Questo rifiuto rischia di scatenare ulteriori divisioni politiche e sociali, soprattutto là dove il conflitto armato per oltre 50 anni ha colpito più forte.
Negli Accordi, sottoscritti a L'Avana in giugno - 297 pagine di testo concordato dopo quattro anni di paziente e complicato negoziato fra il governo colombiano e le Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia  con la determinante mediazione di Cuba, Venezuela, Cile e Norvegia - si stabiliscono le condizioni di una riforma agraria integrale, con la restituzione delle terre sottratte ai contadini, la lotta al narcotraffico e la sostituzione delle colture illegali; della partecipazione politica di  organizzazioni e movimenti popolari; del risarcimento alle vittime del cinquantennale conflitto armato fra l’esercito governativo e le bande paramilitari da una parte, l’Insurgencia popolare dall’altra. Inoltre - cosa niente affatto secondaria – s’introduce il criterio dell’uguaglianza di genere e dei diritti delle donne nelle rappresentanze politiche ad ogni livello.

Per queste ragioni la FDIM / WIDF - Federazione Democratica Internazionale delle Donne - che è una delle organizzazioni non governative internazionali designate dal tavolo negoziale per vigilare sull'applicazione degli Accordi, ha sostenuto strenuamente il Sì alla pace.

Gli accordi, celebrati dal governo con una cerimonia enfatica il 26 settembre a Cartagena de Las Indias, hanno stabilito la ratifica plebiscitaria, il Sì o il No dell’elettorato colombiano, per il 2 ottobre.
Il risultato funesto che registriamo oggi – scrive un'altra, avvilita - è frutto dell'odio, la disinformazione e il risentimento di un paese profondamente malato che si nega al perdono e alla riconciliazione. Ma chi ha letto il testo completo degli Accordi - cosa che pochi hanno fatto tra coloro che supinamente hanno prestato ascolto ai mass media addomesticati - sa che l'uscita politica dal conflitto armato è la cosa migliore che possa accadere in Colombia.

La Fdim scegliendo di tenere il suo 16° congresso a Bogotà, il 15-18 settembre, lo ha fatto consapevole della coincidenza con questo storico appuntamento. 
La Fdim è un’organizzazione prestigiosa nell’ambito del movimento femminile e femminista internazionale, gode di statuto consultivo presso il Consiglio economico sociale dell’Onu, nei decenni trascorsi ha avuto un ruolo importante nell’inclusione dei diritti delle donne e della prospettiva di genere nelle politiche delle Nazioni Unite, presso la Corte internazionale dei diritti umani, nelle conferenze mondiali in difesa dell’ambiente e della diversità culturale, contro la fame e l’apartheid, nei forum mondiali. Negli ultimi vent’anni ha conosciuto una grande crescita nei paesi dell’America Latina e per questo è fra le organizzazioni non governative internazionali incaricate di vigilare sull’applicazione degli Acuerdos de Paz in un’ottica di genere.
La Fdim (o Fdif) fu fondata a Parigi il 1° dicembre ‘45 dalle donne che uscivano dalla resistenza europea contro il nazifascismo e dalla seconda guerra mondiale.  La pace nel mondo, finalità primaria proclamata all’atto della fondazione, è rimasta il suo costante nord in questi settant’anni e riconfermata nel motto di questo suo 16° congresso: donne unite nella lotta per la pace e contro l’imperialismo.
Il tema generale è articolato in sei temi di discussione che costituiscono le tesi del congresso: Guerre imperialiste, aggressioni e sfide alla pace, con una sezione speciale dedicata alla regione araba; Crisi capitalistica e impatto sulla condizione delle donne; Cambiamenti climatici e sicurezza alimentare;  Lotte delle donne per il lavoro, la parità di diritti e contro ogni tipo di violenza; Diversità etnica e culturale nell’ottica di genere; Le giuste lotte della Fdim. Una settima tesi su “Donne d’Africa: lotte, progressi e conquiste” è stata proposta al congresso dalle donne angolane.

Le organizzazioni colombiane affiliate alla Fdim - Associazione per i diritti delle donne colombiane (Asodemuc) e Unione donne democratiche (UMD) - col supporto unitario delle donne di Marcha Patriotica, Poder Ciudadano, Fundacion Nacion Activa (Conamu), dei sindacati e dei partiti della sinistra, hanno compiuto un grande sforzo per accogliere il congresso con le trecento delegate di 68 organizzazioni dai cinque continenti, nella Casa de Eventos Tequendama di Bogotà.
Non possiamo tacere, per rispetto del gran lavoro sostenuto, che il supporto economico promesso in un primo momento dal governo colombiano è stato negato mentre i lavori erano in corso. E lo stesso presidente Santos, che aveva assicurato la sua presenza, si è limitato a inviare un messaggio di saluto.
Ma il congresso è stato ugualmente un successo di partecipazione ed entusiasmo.  Come da statuto, sono stati rinnovati gli organismi dirigenti della Fdim per i prossimi tre anni. Un festoso grazie  è stato tributato alla compagna Marcia Campos, della Confederazione delle donne brasiliane, che ha tenuto la presidenza in questi anni di straordinaria crescita della Fdim in America Latina. La nuova presidente è Lorena Peña dell’associazione Las Melidas del Salvador,  prestigiosa ex combattente del Frente Farabundo Marti. L’affiancheranno nel suo lavoro due vice-presidenti per ciascun continente, anche esse elette dal congresso, e le coordinatrici dei cinque uffici regionali. Auguri di buon lavoro a tutte noi!

Un Patto delle donne del mondo per la pace in Colombia, è stato suggellato.  Letto  la sera del 18 settembre  -  a conclusione della Marcia internazionale delle donne per la pace che ha percorso le strade di Bogotà  fino al monumento dedicato alla libertadora Manuela Saenz – il Patto sottolinea il protagonismo delle donne colombiane, senza precedenti nella storia di questo paese,  lungo tutto il percorso negoziale che ha condotto agli Accordi di pace.



El Sì es una fiesta! Sì a la vida, Sì a la paz, Sì a la reconciliaciòn! - La propaganda del Sì è sorridente e rassicurante, mira a convincere, con argomenti semplici che spiegano las buenas razones para decir Sì a los Acuerdos de Paz. Ricorda le cifre di cinquant’anni di conflitto fra insurgencia popolare e  repressione sanguinaria statale (col suo braccio armato paramilitare):  225 mila i morti, 45 mila i desaparecidos, circa 7 milioni gli sfollati interni e  400mila gli esuli. Ne denuncia le radici: l’estrema disuguaglianza e ingiustizia sociale, la concentrazione della proprietà terriera (il 46 per cento della terra è nelle mani dello 0,4 per cento della popolazione), la criminalizzazione della protesta sociale, la persecuzione delle organizzazioni sindacali, la violazione  dei diritti e l’assenza di democrazia. Ne indica la via d’uscita politica possibile: la costruzione partecipata di un “sistema integrato di verità, giustizia, riparazione e non ripetizione” per favorire la transizione. Il principio di “riparazione” per risarcire le vittime, la garanzia di “non ripetizione” per salvaguardare le Farc-Ep dal pericolo (non astratto) che si ripeta quanto accadde a Uniòn Patriòtica, la formazione politica nata dal primo tentativo di trattativa,  che subì una sistematica persecuzione, fino al massacro di migliaia di suoi militanti, dopo il suo fallimento.


La propaganda del No è torva, bugiarda, vigliacca. Mira a resuscitare i fantasmi insanguinati del passato, ad alimentare le oscure paure del presente, ad annichilire le timorose speranze di futuro.
Mentre le gerarchie cattoliche accendono una candela a Dio e un’altra al diavolo, come dicono qui, incoraggiando l’astensionismo, per il fondamentalismo cristiano gli accordi sono senza meno opera del diavolo: “la Colombia è in pericolo di cadere sotto una dittatura comunista e sotto l'imminente approvazione dell'Ideologia del Gender”. Satana si nasconde dentro i diritti delle donne e l’uguaglianza di genere!
La propaganda del No più urlata ha la faccia dall’ex presidente Uribe, l’uomo della oligarchia latifondista e finanziaria, del famigerato Plan Colombia concertato con gli Usa, degli escuadrones de la muerte. All’estrema destra legata alla proprietà terriera - che dalla guerra ha tratto profitto sottraendo quattro milioni di ettari ai campesinos - paiono diabolici soprattutto i punti degli accordi che riguardano la riforma agraria integrale, la distribuzione delle terre incolte e la conversione delle colture illecite. 

La vittoria del Sì è data per certa dai sondaggi fino all’ultimo. Partiti di sinistra e sindacati, intellettuali e artisti, gruppi musicali organizzati e spontanei, associazioni culturali e singole persone di buona volontà s’impegnano senza risparmio. Tutti ricordano che i due precedenti processi di pace (nel 1984 e nel 1998) sono naufragati per i voltafaccia dei governi di turno e le pressioni degli Usa. Da L’Avana, il comandante guerrigliero Timoleón Jiménez si dice speranzoso che questa volta agli accordi di pace non sarà negato il voto.

Il plebiscito invece ha detto No, sia pure di strettissima misura e con un’astensione di oltre il 60 per cento. Il paradosso è che si sono avute le percentuali più alte di Sì nelle zone più funestate dal conflitto, quelle che più avrebbero avuto motivo di coltivare l’odio. Il No ha vinto invece nei territori urbani che la guerra l’hanno vista attraverso i telegiornali di regime e la stampa asservita.  Paradosso solo apparente, che in realtà descrive bene dove sta il bisogno di una uscita politica dal più lungo conflitto armato in America Latina.    

“Noi donne di Colombia vi promettiamo di non essere inferiori alla Storia”, ci aveva detto Gloria Inès Ramirez, coordinatrice della campagna La paz Sì es Contigo. Ma per il momento è la Storia a segnare una battuta d’arresto, in Colombia. 
E’ vero che il plebiscito, voluto dal governo (mentre le Farc proponevano un’Assemblea costituente), non è giuridicamente vincolante per il prosieguo della trattativa. Ma già Santos e gli Stati Uniti ne approfittano per chiedere un cambio di strategia e propongono di aggiungere al tavolo dei negoziati l’estrema destra. E tutto si complica.