21/10/14

LISBONA

Marcia per la pace per le vie di Lisbona

Il Movimento Democrático de Mulheres a Congresso

Col motto “Per i diritti e la dignità delle donne, urgenza di lottare per Aprile” il Movimento Democrático de Mulheres (MDM) del Portogallo tiene il suo 9° congresso a Lisbona,  il 25 ottobre prossimo.
Al centro dei lavori congressuali c’è la riflessione sulle conquiste delle donne portoghesi degli ultimi decenni, a partire dall’Aprile ’75, data fatidica della rivoluzione dei garofani rossi, ma anche i passi indietro registrati e le nuove sfide nel campo del lavoro, della salute e libertà sessuale e riproduttiva, della maternità, dell’empowering femminile.
Si discuterà quindi anche di violenza sulle donne, in Portogallo e nel mondo, da quella domestica e sul lavoro al traffico delle donne e prostituzione, alle violenze e genocidi nei vari scenari di guerra.
Oltre ai lavori congressuali,  sono in programma nei giorni seguenti incontri decentrati in varie località del Portogallo sui temi del lavoro, della cooperazione e della solidarietà internazionale, a cui sono invitate a partecipare anche le ospiti straniere presenti al congresso. Sarà un’occasione straordinaria d’incontro e di scambio d’esperienze fra donne portoghesi e varie  delegate di associazioni affiliate alla Federazione democratica internazionale delle donne (fra le quali l’MDM stesso) provenienti da ogni continente. Un considerevole sforzo organizzativo delle compagne portoghesi, che contribuirà ad accrescere la conoscenza di tutte della realtà internazionale del movimento delle donne e a rafforzare l’amicizia reciproca. 

18/10/14

DONNE NELLA CRISI E OLTRE LA CRISI

Il seminario nazionale a Lecce


L’11 e 12 ottobre 2014 si è tenuto a Lecce  il seminario “Donne nella crisi e oltre la crisi” organizzato dalla Rete italiana di Donne nella crisi e dalla Casadelle donne di Lecce (di cui l’Awmr Italia fa parte).  Le partecipanti al seminario hanno espresso, nella consapevolezza della difficoltà dei tempi che viviamo, il desiderio di dare vita a nuove campagne d’azione capaci di andare oltre i confini nazionali e di collegarsi alle lotte dei movimenti femministi che oggi in Europa si confrontano con la crisi capitalistica internazionale.
Stiamo attraversando una crisi profonda del patriarcato, del capitalismo e dell’Occidente. La crisi, che  è economica, sociale, politica, culturale ed è generata dalle logiche perverse del capitalismo monopolistico finanziario e dell’imperialismo, rende ancora più aggressive le entità le entità che l’hanno generata fino al punto di risvegliare  in Europa i fantasmi dell’integralismo religioso, del populismo e dell’autoritarismo politico, delle divisioni interne al lavoro salariato, dell’aggressione armata e della guerra.
Nel seminario abbiamo discusso, tra l’altro, della necessità di contrastare i piani neoliberistici  che passano attraverso strumenti come il Transatlantic Trade and Investment Partnership (T-TIP),  il trattato sulla liberalizzazione di commercio ed investimenti che attualmente è in fase di negoziazione segreta tra  l’Unione europea e gli Stati Uniti e si punta a stipulare entro la fine del  2014. Esso rischia di portare alla completa cessione della sovranità popolare a favore dei grandi monopoli industriali  con la rinuncia alla sicurezza alimentare, sanitaria e ambientale e  con possibili  impatti irreversibili sulla qualità della nostra  vita.
Il seminario ha aderito alla campagna internazionale organizzata dal coordinamento STOP TTIP!
Le donne hanno raggiunto un’autonomia di pensiero senza precedenti nella storia dell’umanità, esse sono dappertutto in prima fila nelle lotte e dappertutto manifestano chiaramente la volontà di  non tornare indietro. La forza conquistata negli ultimi decenni dalle donne può diventare capacità di resistere ad un assalto più forte del capitalismo monopolistico finanziario internazionale,  creando coscienza e legami popolari solidali per andare oltre la crisi, senza riprodurre le logiche che l’hanno generata: la natura stessa, prima di ogni altra cosa, non sarebbe in grado di tollerare tali logiche.
 Le donne del mondo unite possono costruire pensieri e pratiche in grado di delineare un’alternativa per l’umanità intera e per il pianeta stesso.
Dal seminario è venuta infine la proposta di una nuova campagna di azioni comuni  che a partire da questo momento confluisca  nella scadenza della prossima Marcia Mondiale delle Donne prevista per giugno 2015.


Lecce, 12 ottobre 2014

FERMIAMO IL T-TIP

LA WILPF SI OPPONE AL TTIP!

Il Transatlantic Trade and Investment Partnership (T-TIP) è un trattato sulla liberalizzazione di commercio ed investimenti  attualmente in fase di negoziazione - in segreto - tra  l’Unione europea e gli Stati Uniti (come l’equivalente CETA tra Canada e UE), che si punta a stipulare entro la fine del 2014.
L'obiettivo principale dichiarato del TTIP è rimuovere le "barriere" normative che limitano i potenziali
profitti delle imprese transnazionali dall’una all’altra sponda dell'Atlantico.
Oltre alla deregolamentazione dei mercati, il TTIP cerca  di crearne di nuovi attraverso l'apertura di pubblici servizi  e appalti governativi alla concorrenza dalle multinazionali, minacciando di introdurre   un'ulteriore ondata di privatizzazioni in settori chiave, come quelli della salute, cultura e istruzione.
Cosa più preoccupante di tutte, il T-TIP mira a garantire agli investitori  transnazionali un diritto inedito a citare in giudizio i governi sovrani di fronte a tribunali arbitrali ad hoc per eventuali perdite di profitti derivanti da scelte politiche. Se un tribunale arbitrale conclude che le politiche democraticamente determinate potrebbero ridurre i profitti previsti di un investitore, un governo potrebbe essere obbligato a pagare miliardi di danni.
Il T-TIP permetterebbe in maniera subdola alla grande industria di neutralizzare le conquiste sociali e ambientali e di promuovere la mera crescita quantitativa; perciò può avere impatti irreversibili sulla nostra
vita quotidiana, in particolare sulla nostra salute, l’alimentazione, il lavoro, la sicurezza dei prodotti, l'ambiente, le normative sociali e sulla privacy. Potrebbe anche cambiare radicalmente il modo in cui ci rapportiamo alle istituzioni democratiche.

LE RAGIONI DELLE DONNE CONTRO IL T-TIP

Instabilità economica e tagli ai servizi sociali colpiscono per prime le donne. La sicurezza sociale, il welfare e l'accesso ai servizi pubblici garantiti sono estremamente importanti per ridurre i rischi per la salute, diminuire la povertà e garantire una vita autodeterminata a uomini e donne. Il TTIP apre porte pericolose a ulteriori privatizzazioni che si ripercuotono sulla pace sociale.
Sovranità e sicurezza alimentare deregolamentate, standard ambientali annacquati. Le donne, in quanto soggetti chiave nell’organizzare la vita quotidiana delle le famiglie, richiedono l’accesso all’acqua pulita e al cibo sicuro. Esse costituiscono la maggioranza dei piccoli agricoltori e assicurano l’approvvigionamento alimentare di base. Accaparramento di terre, agro-business, estrazione di petrolio, gas e minerali, alimenti contaminati da  pesticidi, ormoni e altri additivi minacciano e inquinano terra e acqua. La biodiversità si perde attraverso  il supersfruttamento delle risorse naturali.
Ineguale distribuzione degli "eventuali" benefici. Le agevolazioni e le aperture alla concorrenza dei privati minano la sovranità dei cittadini, escludono i poveri, le donne ed evadono il principio di precauzione che è un importante fattore di prevenzione dei conflitti.
Una minaccia per il Sud del mondo e per la pace.  Il TTIP è l'opposto di ciò che si intende per obiettivi di sviluppo sostenibili (OSS). Le imprese europee stanno mettendo a rischio l’agricoltura del Sud con una strategia a  senso unico ed esportazioni facilitate del settore alimentare  che distruggono i mercati locali.
Le donne hanno bisogno di un ordine commerciale alternativo che consenta:
priorità dei diritti umani, diritti delle donne, diritti dei lavoratori, dei nativi e della tutela dell'ambiente sugli interessi corporativi e privati; cambiamento strutturale, accesso universale alla qualità, servizi pubblici e protezione sociale; piena trasparenza nella valutazione e applicazione del principio di precauzione per tutelare le persone / donne dal danno; ai paesi, regioni, comunità di regolamentare  produzione, distribuzione e consumo dei propri beni e servizi, di dare priorità ai sistemi alimentari locali e regionali  e garantire la sovranità alimentare per tutti; redditi dignitosi per i produttori e lavoratori e prezzi accessibili
per i consumatori soprattutto per beni di prima necessità, come cibo e medicine; ai governi, parlamenti e autorità pubbliche di avere pieno diritto di regolare i mercati finanziari e il settore dei servizi  finanziari
al fine di tutelare i diritti sociali e welfare; sostenibilità sicura, salvaguardia del controllo democratico;
esclusione di alcuni beni comuni come l'acqua, la salute, l'istruzione, la cultura dai negoziati sul commercio e sugli investimenti; riconoscimento di responsabilità comuni ma differenziate ai paesi in via di sviluppo e trattamento particolare e differenziato per i più poveri.

Il 6 ° ciclo di negoziati ha avuto inizio a Bruxelles  nel mese di luglio 2014 e si dovrebbe concludere a dicembre.  La segretezza che li circonda contraddice il nostro diritto di cittadini/e ad essere consultati/e su questioni che riguardano la nostra vita!

01/10/14

DONNE NELLA CRISI

SEMINARIO
DONNE NELLA CRISI E OLTRE LA CRISI
11-12 ottobre 2014
ex Conservatorio Sant’Anna
via G. Libertini - LECCE
Come cambiano le nostre vite con l’attuale crisi capitalistica internazionale? Quali modalità di resistenza e costruzione di alternative siamo in grado di mettere in atto come donne?
Sono queste alcune delle domande alle quali ci proponiamo di trovare delle risposte. 
Proseguendo nel percorso di elaborazione critica avviato già da un anno dalla Rete Donne nella crisi, discuteremo da un punto di vista di genere alcune questioni fondamentali:
 a)  quali meccanismi governano l’attuale crisi capitalistica  e quali ne sono gli esiti prevedibili con relative ricadute economiche, politiche, sociali a livello nazionale, europeo e globale? C’è un disegno complessivo che si cela dietro l'attacco al welfare e ad altre conquiste oggi a rischio?
b) partendo dal vissuto delle donne, è possibile pensare un altro paradigma di uscita dalla crisi, che non sia quello imposto come "oggettivamente necessario" dal capitalismo internazionale, dalle istituzioni finanziarie e  politiche, che produce conseguenze devastanti? Quale disegno di ristrutturazione capitalistica passa attraverso accordi extrapolitici come il Transatlantic Trade and Investment Partnership (TTIP) che sarà sottoscritto da UE e USA entro dicembre? Quali  ricadute sulle nostre vite sono prevedibili
c) quali modalità di resistenza, opposizione e costruzione di alternative siamo in grado di mettere in atto come donne? Possono le donne farsi soggetto non solo di una risposta difensiva di quel che resta del welfare, ma di una prospettiva più complessiva di cambiamento?